martedì 26 marzo 2013

La cultura letteraria antica

Ciao a tutti voi! Innanzi tutto scusate il ritardo, ma una serie di impegni "a ruota" mi ha impedito di dedicarmi anche per una sola mezz'oretta al blog in questi giorni :-)
Oggi vorrei parlare della cultura letteraria antica, naturalmente prendendo il discorso da un punto di vista necessariamente generico e generale, data la vastità e la complessità della tematica. Sicuramente, per noi "europei" e più latamente per tutti gli "occidentali", le culture letterarie più significative e decisive della nostra storia sono quella greca e quella latina, come tutti noi sappiamo. 
La ricchezza della cultura letteraria greca e latina è nota; tuttavia, non così come dovrebbe esserlo, in verità: molti ragazzi con cui lavoro, sia che...
frequentino le medie, sia che frequentino le superiori, alla mia domanda - che io all'inizio ritenevo sciocca, ma che in realtà non lo è affatto - "chi è Omero?" mi rispondono cose veramente da ridere, se non da piangere. Lo stesso vale se domando chi sia Virgilio e che cosa abbia scritto. Un po' meglio va per le nostre tre corone, Dante Petrarca Boccaccio, ma qui siamo già in piena cultura letteraria latino-volgare.
I ragazzi cioè arrivano alle superiori, senza che i professori siano stati in grado di insegnargli queste nozioni fondamentali: è vero che si tratta solo di nozioni, poco sviluppate e approfondite fino a che non si affronta un percorso umanistico all'università, ma si tratta tuttavia di nozioni f o n d a m e n t a l i, che ci distinguono in quanto "italiani", eredi di una cultura millenaria e profondissima, che ha toccato vette sublimi di umanità e che ha visto la traslazione continua e non senza scossoni di culture affini per la raffinatezza raggiunta.
I Greci si sono distinti in poesia, con Omero Esiodo Solone Saffo Mimnermo Teognide e altri: se non l'avete mai fatto, vi consiglio di leggerveli anche in traduzione, perché se il loro greco è stupendo, lo è talmente tanto che anche le traduzioni sono solitamente splendide, nonostante (è chiaro) non eguaglino la sonorità e la pregnanza semantica del lessico greco utilizzato. I Greci si sono anche distinti nella narrazione storica: Senofonte Erodoto e Tucidide sono i nomi più noti (ma non si dimentichi Polibio, che è vissuto al tempo dell'ultima guerra punica e che si è soprattutto occupato della storia della Repubblica di Roma). I Greci furono anche i primi ed eccelsi filosofi dell'umanità, e oratori che insegnarono ai Romani l'arte del ben parlare in pubblico (Eschine e Demostene i campioni del genere). E come non ricordare la commedia e la tragedia greca?
E Roma? Col circolo degli Scipioni la cultura latina si apre alla greca, non senza resistenze. Alla fine, il travaso si compie, gradualmente, in tutti i campi, ma il bello è che da una cultura letteraria-scientifica e filosofica già così perfetta come quella greca, i Romani sono riusciti ad andare oltre, a creare qualcosa di nuovo e ad aggiungere qualcosa di altrettanto perfetto a quella greca: non si sono fermati lì, all'imitazione, ma sono andati oltre, sono andati verso l'emulazione, il voler far meglio dei loro predecessori, da cui pure traggono ispirazione, spesso esplicitamente, senza vergognarsene: sapevano che non erano da meno :-))
E noi? Noi dovremmo comportarci come "nani sulle spalle di giganti", dovremmo "approfittarci" di quello che ci hanno lasciato i nostri antichi predecessori, già tutto pronto e perfetto; non faremmo molta fatica: bisognerebbe studiarli e assimilarli, "ruminarci" sopra a lungo, in modo da prendere tutto il loro buono. Solo così potremmo superarli o almeno tentare di superarli.
Ma fino a quando la cultura sarà calpestata maltrattata e umiliata, fino a quando si crederà che libri e nozioni, anche quelle più semplici eppure fondamentali, siano inutili e ridicoli, allora è inevitabile il degrado totale, l'inselvatichimento assoluto...proprio quello verso cui stiamo precipitando tutti noi.

Nessun commento:

Posta un commento