venerdì 12 aprile 2013

Il diritto è disciplina umanistica

In uno dei nostri primi post (andateveli a spulciare nell'archivio) avevamo promesso un articolo sull'importanza del diritto e del suo studio per un uomo "civile". Oggi cercheremo di iniziare un discorso che speriamo di poter continuare nelle prossime settimane. 
Ma prima di addentrarci in un discorso così complesso, vogliamo rispondere a una domanda che potrebbe sorgere. Perché tanta enfasi sul diritto?
La domanda non è oziosa. Nessuno di noi del blog è un giurista con tanto di attestato universitario, ma vuoi per percorsi di studio similari, vuoi per pura passione personale, vuoi per esigenze lavorative, ci siamo più o meno profondamente inoltrati in...
questo campo affascinantissimo, e pensiamo di aver capito che la concezione che spesso ha chi non studia diritto (ovvero che il diritto sia una disciplina arida e noiosa, fine a se stessa) è quanto meno superficiale. 
Noi poniamo tanta enfasi sul diritto perché il diritto è materia pienamente "umanistica", nel senso che è diretta espressione dell'uomo organizzato in una società. Del resto, qual è una buona definizione di "diritto"?
Potrebbe essere più o meno questa: il diritto è un sistema di regole che una determinata comunità umana su un determinato territorio decidono di porre e seguire per garantire il vivere civile e per dirimere gli inevitabili conflitti di interesse.
Il diritto è dunque un "sistema". E badiamo al peso delle parole, che nel diritto è fondamentale: credo che non esista disciplina più precisa del diritto dal punto di vista lessicale e terminologico. Sicuramente tanta precisione deriva dalla grande civiltà romana, fondatrice del diritto (nell'Antica Grecia non c'era diritto, c'era "politica", che è ben diverso) e del suo lessico. Ancora oggi chi conosce il latino e si trova a studiare diritto, gode di una indubbia facilitazione e può permettersi di comprendere pienamente i concetti giuridici.  E qui si potrebbe aprire una infinita parentesi: sull'importanza del latino e del suo studio, sull'esigenza di inserirlo in quante più scuole possibili, perché il nostro lessico (non solo quello giuridico) è in gran parte derivato da questa lingua, e dunque, se vogliamo esprimerci perfettamente (=esprimere le nostre idee, criticare quelle degli altri) dobbiamo conoscere a fondo, non superficialmente, i termini di cui ci serviamo....e qui chiudo parentesi.
Tornando alla nostra definizione di diritto, dicevamo che il diritto è un "sistema" di regole: un sistema, e non un insieme: il concetto di sistema implica appunto una sistematicità del diritto. E che cosa vuol dire questo? Che il diritto è organizzato per raggiungere dei fini, degli obiettivi (il benessere sociale e la convivenza civile, ad esempio). E per fare questo, esso deve  n e c e s s a r i a m e n t e organizzarsi in un sistema, in cui tutto è concatenato.
Se diamo un'occhiata al nostro ordinamento giuridico, vediamo come esso sia veramente un sistema, un sistema che sarebbe perfettamente funzionante, perché veramente ben congegnato, a partire dalla nostra Costituzione (su cui vedi questo post) e via via a scendere, in ordine gerarchico (attenzione: dal generale al particolare, e non dal più importante al meno importante), fino ad arrivare agli usi e alle consuetudini. Il nostro ordinamento sarebbe perfetto, se venisse applicato. 
Purtroppo, studiando un po' di diritto, ci accorgiamo di quanto esso sia disatteso nei fatti (e tanto, tantissimo conta avere una classe politica così corrotta e mafiosa): un esempio clamoroso? L'abuso legislativo del Governo: l'art. 77 della nostra ben fatta Costituzione dice espressamente che il Governo non può legiferare attraverso decreti-legge se non "in casi straordinari di necessità e urgenza". E fate bene attenzione: necessità "e" urgenza, non necessità "o" urgenza. Ciò significa che i decreti - legge dovrebbero essere emanati SOLO in casi straordinari in cui ci sia sia la necessità, sia l'urgenza (i decreti legislativi sono altra cosa: sono decreti che il Governo può emanare dopo legge-delega del Parlamento - ma di fatto anche così il Governo si è arrogato negli ultimi anni il diritto-abuso di legiferare più del dovuto). Come mai allora negli ultimi 20 anni sono stati più numerosi i decreti-legge delle leggi ordinarie? E' possibile che una situazione "straordinaria di necessità e urgenza" duri la bellezza di 20 anni? Credo proprio di no.
Questo è il punto: l'ordinamento giuridico italiano, pur ben strutturato e compiuto, è nella realtà disatteso dalla nostra classe politica.
E quale sarebbe il compito, invece, della classe politica?
Anche qui c'è da fare una premessa (e bisogna sempre porre la massima attenzione ai termini che si usano). Lo Stato è un organo sovrano e autolegittimato, scaturito da una determinata situazione storica, che, tra le altre, ha l'importantissima funzione politica = individuare i FINI e gli  OBIETTIVI, da perseguirsi mediante diritto (ovvero, mediante un sistema di regole...vedete come tutto torna??). Ecco: alla nostra classe politica è demandata la funzione politica: essi dovrebbero individuare i fini e gli obiettivi utili alla comunità. La comunità, tramite elezioni, esprime la propria preferenza per ciascuno, all'interno di un sistema già dato di regole. Dunque, sia chi sia colui che vada al potere, dovrebbe in primo luogo, da cittadino, seguire l'ordinamento giuridico, e non fare finta che non esista. Alla classe politica spetta anche il compito, dunque, non solo di far rispettare l'ordinamento giuridico, ma di "rispettarlo" in prima persona.
La classe politica italiana è ancora molto lontana dal capirlo. Sicuramente c'entra la mancanza di un'etica civile in molta parte di questa, ma secondo noi è anche indice di grande e grave ignoranza "giuridica".
Il diritto è disciplina che tutti, non solo la classe politica, dovrebbero conoscere: per non fregare e per non farsi fregare, e per cercare di attuare la sua perfezione anche nella realtà fattuale, e rendere l'uomo un po' più "umano".

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