lunedì 7 gennaio 2013

Un po' di politica (3): l'Agenda Monti

Il terzo post dedicato alla politica e ai 'programmi' dei nostri partiti politici prosegue con la presentazione dell'Agenda Monti, a capo di un movimento politico che "nasce dall'unione tra l'associazionismo civico [...] e la politica più responsabile", "un movimento popolare e riformista che si rivolga a quegli elettori che da tempo sono in cerca di una nuova offerta politica". I principi fondamentali di Monti, che non vuole legare il suo movimento né al centro, né alla destra, né alla sinistra, ma opporsi alle forze conservatrici, sono esposti in due pagine di un blog, www.agenda-monti.it, dove vi è un link che rimanda, appunto, al formato pdf dell'Agenda, intitolata Cambiare l'Italia, riformare l'Europa. Un'Agenda per un impegno comune.
Come sempre partiamo dal TESTO...Non c'è modo migliore..
..per non travisare le parole o i pensieri altrui che rifarsi alle fonti precise! 
Monti divide la propria agenda in 4 punti principali: il primo riguarda i rapporti Italia - Estero, in particolare i rapporti con l'Europa; il secondo offre idee per avviarsi su una strada di crescita (dalle PA alle liberalizzazioni, dalla ricerca all'economia verde e così via); il terzo punto riguarda le riforme specificamente economiche, che investono il lavoro e la condizione femminile, oltre che la valorizzazione del merito e la ridefinizione dei ruoli familiari; il quarto e ultimo punto si concentra sulla riforma della mentalità degli Italiani e della classe politico-istituzionale (ridisegnare il sistema giudiziario, combattere la corruzione e l'evasione, ritoccare il federalismo).
...Buona lettura!

CAMBIARE L'ITALIA, RIFORMARE L'EUROPA.
UN'AGENDA PER UN IMPEGNO COMUNE.
Primo contributo ad una riflessione aperta

1) Italia, Europa.
  • Costruire un'Europa più integrata e solidale, contro ogni populismo: La crisi sta ridisegnando la natura dell'Europa, e per ridisegnarla bene l'Italia deve contribuire attivamente, quale paese fondatore. Bisogna creare un'Europa più comunitaria, più unita e più vicina al cittadino, più democratica, nemica della xenofobia, dei nazionalismi  e del populismo.
  •  Quello che l'Italia deve chiedere all'Europa: L'Italia deve essere costantemente presente quando si definiscono politiche europee, per far valere il proprio punto di vista. Per farlo deve essere credibile. Solo così l'Italia potrà chiedere all'Europa una maggior attenzione alla crescita basata su finanze pubbliche sane, un mercato interno più integrato e dinamico, una maggiore solidarietà finanziaria tramite forme di condivisione del rischio, una maggior attenzione alla sostenibilità ambientale.
  • Quello che l'Europa chiede all'Italia: ogni politica nazionale deve ricordarsi dell'Europa e della sua funzione di coordinamento.Anche quella italiana, che deve impegnarsi quindi a rispettare le regole europee in materia finanziaria ed economica.
  • L'Italia a testa alta nel mondo: Bisogna rinsaldare i legami internazionali, diffondere la cultura italiana, lottare contro il terrorismo internazionale e la pirateria, collaborare nelle operazioni di pace nel mondo, valorizzare la rete degli Italiani nel mondo, rafforzare i legami di solidarietà e cooperazione con i Paesi in via di sviluppo.
2) La strada per la crescita.
  • La crescita non nasce dal debito pubblico. Finanze pubbliche sane, a tutti i livelli: Il finanziamento del debito pubblico non è ciò che fa crescere. Quel che fa crescere è l'innovazione, la maggior produttività e l'eliminazione degli sprechi. Ma il presupposto base per la crescita sono le finanze pubbliche sane. Per ottenerle, bisognerà perseguire dal 2013 il pareggio di bilancio strutturale; ridurre lo stock del debito pubblico (in misura pari a 1/20 ogni anno a partire dal 2015 fino a raggiungere il 60% del PIL), continuare a valorizzare/dismettere il debito pubblico.
  • Riduzione e riequilibrio dei carichi fiscali: I grandi sacrifici fiscali di quest'ultimo anno hanno impresso una svolta, tanto che sembra possibile ridurre la tassazione soprattutto su lavoro e imprese, se si tiene la rotta, e trasferendo il carico fiscale sui grandi patrimoni, misurati sulla base di criteri il più oggettivi possibili. Occorre inoltre una riforma del sistema tributario.
  • Eliminare gli sprechi, valorizzare gli investimenti produttivi: I tagli devono colpire il superfluo, il non efficace. Bisogna in generale ridefinire la spesa pubblica.
  • Una pubblica amministrazione più agile, più efficiente, più trasparente.Usare meglio i fondi strutturali europei: semplificazione delle procedure amministrative e accrescimento dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni, in particolare di quella giudiziaria, mediante introduzione del principio di trasparenza assoluta. Inoltre bisogna combattere lo spreco dei fondi strutturali UE, che invece devono essere totalmente utilizzati.
  • Continuare la stagione delle liberalizzazioni: bisogna rimuovere i vincoli ancora esistenti e che limitano la concorrenza per lavoratori autonomi e liberi professionisti, nei servizi pubblici locali e nelle industrie a rete.
  • Rivitalizzare la vocazione industriale dell'Italia: la crisi ha colpito fortemente il sistema industriale italiano. Per rivitalizzarlo il governo tecnico ha ridotto gli oneri burocratici e ha promosso le fonti di finanziamento alternative, ha defiscalizzato le industrie che investono, ha revisionato gli incentivi alle imprese. Il nuovo governo Monti mira nel prossimo mandato ad aumentare i finanziamenti alla ricerca attraverso il credito strutturale di imposta e il Fondo per le ristrutturazioni industriali, la riduzione del costo dell'energia e la riforma della giustizia civile. In generale, si mirerà al decentramento della contrattazione salariale. Inoltre bisogna favorire la nascita di imprese in settori 'trainanti' (politica delle start up).
  • Aperti ma non disarmati sui mercati globali. Proiettare le imprese italiane sui mercati internazionali, riaprire il paese agli investimenti esteri: le esportazioni italiane sono diminuite del 30% negli ultimi 10 anni. Oggi, con la maggior credibilità, alle aziende italiane si aprono nuove strade; ma servono anche la riduzione dei costi per l'export, il rafforaziome dell'ICE (= Istituto nazionale per il Commercio Estero), il miglioramento della logistica e l'eliminazione degli oneri amministrativi. Bisogna favorire l'export anche per le aziende medio-piccole. Bisogna raggiungere la media europea degli investimenti esteri sul territorio nazionale
  • Prendere sul serio l'istruzione, la formazione professionale e la ricerca: bisogna motivare il corpo docente, investendo sulla qualità.Autonomia e responsabilità sono i principi fondanti da cui muovere, e bisogna rafforzare il sistema di valutazione basato su prove INVALSI e INDIRE, bisogna inserire meccanismi di incentivazione per i dirigenti scolastici e per gli insegnanti (premio economico per gli insegnanti che hanno ottenuto migliori risultati). Bisogna ridurre il tasso (18%) di abbandono scolastico precoce. Man mano che diminuisce il debito pubblico, si potranno proporre investimenti in capitale umano, monitorando l'andamento della ricerca e del reperimento del lavoro dopo la formazione universitaria.
  • Italia 2.0: l'agenda digitale: bisogna sfruttare le opportunità delle tecnologie ICT (= Information and Communication Thecnology) soprattutto nella semplificazione dei processi amministrativi.
  • Sfruttare tutto il potenziale dell'economia verde: l'economia verde è parte integrante dell'economia: bisogna che ogni programma economico sia indirizzato al favorimento del rispetto per l'ambiente. Bisogna abbattere gli smaltimenti, incentivando chi produce dal riciclaggio. E' stata presentata una nuova strategia energetica nazionale, che fa della crescita sostenibile il proprio imperativo. Bisogna infine snellire la governance nel mondo dell'energia, proponendo la modifica del titolo V della Costituzione e istituendo il "dibattito pubblico".
  • La politica agricola: limitare la cementificazione, adottare un grande piano di gestione integrata delle acque, proteggere gli agricoltori dalle cristi climatiche e cicliche incrementando le pratiche assicurative a livello nazionale e comunitario,affrontare il problema di come accedere meglio al credito agrario specializzato, tutelare il made in Italy, sostenere l'export per imprese agricole e industriali.
  • L'Italia della bellezza, dell'arte, del turismo: bisogna cercare intese con fondazioni non bancarie o forme calibrate di partnership pubblico-privato, bisogna rafforzare il potenziale del turismo rafforzando il coordinamento centrale. Bisogna proporre un Piano strategico per il turismo, già proposto, ma bloccato per l'interruzione della legislatura.

3) Costruire un'economia sociale di mercato, dinamica e moderna.
  • La riforma delle pensioni e il nuovo mercato del lavoro: bisogna proseguire sulla strada tracciata, con una semplificazione normativa e amministrativa in materia di lavoro, superando il dualismo lavoratori protetti/non protetti, riducendo a un anno al massimo il tempo del passaggio da un'occupazione all'altra, spostando verso i luoghi di lavoro il baricentro della contrattazione collettiva.
  • Lavoro: più e meglio. Incrementare i tassi di occupazione giovanile e dei lavoratori anziani: bisogna lanciare un Piano Occupazionale Giovanile (detassazione per chi assume giovani tra 18 e 30 anni; incentivi a sostegno dell'inserimento e della formazione); bisogna tutelare i lavoratori over 55 promuovendo l'invecchiamento attivo.
  • Le donne nella società e nell'economia italiana: occorre una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile, politiche per la non-discriminazione (oltre le quote rosa), e politiche di conciliazione lavoro-famiglia
  • Un Welfare per il nostro tempo. La persona è il primo capitale da proteggere: bisogna rendere più razionale e funzionale il sistema 'sociale' (sanità, potenziamento dell'assistenza domiciliare dei parzialmente sufficienti e dei non autosufficienti, riformare l'ISEE, riconoscere il ruolo del volontariato).
  • Nuove e vecchie povertà nella recessione: bisogna creare un reddito di sostentamento minimo, finanziare meglio i servizi sociali territoriali, fornire un piano per l'autosufficienza.
  • Una società aperta. Merito e mobilità sociale: sostenere le nuove idee imprenditoriali, usare il merito come criterio per la valutazione dei dipendenti nei settori pubblici, più borse di studio e orientamento per i giovani meritevoli, agevolazioni fiscali che facilitino la mobilità, misure che permettano di conciliare la vita familiare e lavorativa per le coppie giovani.
  • La famiglia in una società che cambia: creazione di asili nido, incentivi a sostegno della natalità, congedi parentali più articolati,

4) Cambiare mentalità, cambiare comportamenti.
  • Riformare le istituzioni: primo atto del nuovo governo sarà la riforma della legge elettorale.
  • Federalismo e autonomie responsabili: bisogna attuare un federalismo responsabile e solidale, aprendo una nuova collaborazione tra governo e autonomie locali.
  • Mentalità vincente. Il buon metodo fa i buoni risultati: bisogna andare avanti sul processo di consultazione iniziato dal governo Monti, e introdurre una regolamentazione dell'attività delle lobby, monitorare la legislazione così da assicurare la trasparenza, armonizzare i bilanci pubblici, meno individualismo e più collegialità, eliminando la cultura dell'alibi.
  • Meno casta, meno costi. La politica dei cittadini: bisogna ridurre drasticamente gli incentivi pubblici ai partiti politici e ai rimborsi elettorali, con l'introduzione del principio di trasparenza nei bilanci; divieto di cumulo tra indennità parlamentare e le retribuzioni da altre attività professionali.
  • Tolleranza zero per corruzione, evasione fiscale e economia sommersa: deve essere introdotta una coerente disciplina del falso in bilancio e completata la normativa anticorruzione e antiriciclaggio,
  • Giustizia, sicurezza, criminalità organizzata e mafie: trasparenza nelle procedure di gare d'appalto, controllo dei cantieri per le gare pubbliche, uso avanzato delle banche dati condivise, riutilizzo sociale dei beni sottratti alla mafia. Si potrà seguire il codice di autoregolamentazione dei partiti preparato dalla Commissione Antimafia.

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