lunedì 11 febbraio 2013

Benedetto XVI e Celestino V: l'ignavia trionfa?

Benedetto XVI visita il sepolcro di Celestino V
Incredibile ma vera la notizia bomba che riguarda papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Aloisius Ratzinger, nato nel 1927 e papa dall'aprile 2005. La sua scelta ripete nella storia quella compiuta secoli fa dal monaco benedettino ed eremita Pietro da Morrone. eletto Celestino V, che però si stancò ben presto di fare il papa (fu papa solo per alcuni mesi del 1294) e che per il suo "gran rifiuto", dettato da "viltade", meritò l'amara condanna dantesca (cfr. Inf. III, 58-60: lo pone tra gli ignavi, tra i pigri di volontà).
Ratzinger sceglie il nome di Benedetto XVI sia per onorare l'impegno profuso da Benedetto XV durante il primo conflitto mondiale, sia per riallacciarsi a ...
San Benedetto e alla sua potente regola che per secoli ha dominato il mondo. Ricordiamoci che Celestino V era un benedettino di formazione e di vocazione. Allora: sembra che il germe dell'ignavia si impadronisca di coloro che in qualche modo sono legati a questo ordine regolare. Nei secoli si è ripetuta rarissimamente la scelta di dimettersi dall'incarico pontificio: Benedetto XVI non aveva mai dato segni, prima di oggi, di avere tali intenzioni. Anche se in qualche occasione si era espresso in termini generali in merito alla rinuncia di pontificare, dicendo che è lecito che un papa si dimetta in due casi:
1) se la situazione storica è particolarmente 'tranquilla'.
2) se il papa stesso non è più in condizioni di governare la Chiesa Cattolica.
Visto che la prima opzione prospettata dallo stesso Ratzinger non è assolutamente realistica (altro che tranquillità: scandali pedofilia, documenti rubati, crisi internazionali e così via), bisogna appoggiarsi alla seconda opzione. E' del resto proprio Benedetto XVI che ci informa del suo "gran rifiuto", durante il Concistoro sui martiri di Otranto di oggi, perché non si sente più in grado, fisicamente e psicologicamente, di sostenere il peso di un mandato così importante.
Quando Benedetto XVI non sarà più Benedetto XVI, ma ritornerà Ratzinger, sarà mandato "in esilio" a Castel Gandolfo almeno per tutta la durata del conclave, dopo di che sarà "riaccolto" in Vaticano, ma nel Convento di clausura, dove si potrà dedicare in santa pace ai suoi studi e alle sue meditazioni, senza ricevere più il benché minimo incarico da parte della Chiesa.
E ora c'è tempo fino alle 20.00 del 28 febbraio, giorno della fine del pontificato di Benedetto XVI, per fare il toto-papa. Quale cardinale sarà eletto papa? Forse è ancora troppo presto per cominciare un discorso del genere. Io spero solo che non sia scelto il Segretario di Stato, quel Tarcisio Bertone: una delle persone più oscurantiste e ipocrite che gravitano in Curia (e purtroppo primo di una lunga serie).
La Chiesa di Roma ha ancora oggi un enorme potere, ma ha anche un gran bisogno di essere svecchiata. C'è bisogno di gente moderna e al passo coi tempi, che rinnovi vecchie ideologie (ancora rifiutano le teorie scientifiche in merito alle origini dell'Universo?!) e obsolete imposizioni 'morali'. Non si può ancora stare a disquisire sul preservativo o sull'aborto, o sul fatto che l'omosessualità sia una malattia inculcata nell'uomo dal diavolo. Cioè, veramente la Chiesa sembra un mondo parallelo a quello laico: un mondo rimasto molto, molto indietro e il Bertone pare proprio essere attestato su queste linee intransigenti e -passatemi il termine - ridicole. 
Torneremo magari sulla questione del futuribile papa. Per ora limitiamoci a domandarci il perché di una decisione così carica di significato - e di conseguenze - certo non da parte di uno sprovveduto. Ratzinger, prima che un papa, è piuttosto un teologo. Conosce come le sue mutande la storia della Chiesa, il diritto canonico, e tutto quello che concerne la fede religiosa, anche e soprattutto a livello filosofico. Anche se moltissime delle sue posizioni non sono condivisibili laicamente parlando, è indubbio che è un cervello, un pensatore, uno che, insomma, ha ancora la testa che lo accompagna. 
Fisicamente non ha certo bisogno di essere un energumeno, ma non dimentichiamoci che ha quasi 85 anni e che, nonostante l'età, cammina quasi più spedito di me; e poi, il suo è un compito tutto spirituale. Finché sei sano spiritualmente, puoi fare il papa. Ti hanno affidato un compito tale che la tua precedente identità dovrebbe perdersi: sei ormai un simbolo, un potere, non più un uomo. Devi portare a termine ciò che ti è stato affidato e che tu hai accettato di diventare. 
Invece Benedetto XVI vuole togliere il disturbo. Non vorrei apparire troppo cinica, ma il ragionamento mi sembra logico: lo 'spirito' del Papa non è più sano - spesso nell'ultimo periodo diceva di essere peccatore tra peccatori. Che vuol dire questo? Che ci sono forse grossi scheletri nell'armadio? E segreti troppo grandi da sottacere? Una cosa mi pare abbastanza certa: non penso che una decisione così repentina e sconvolgente  non nasconda niente di clamoroso
Speriamo solo che ci sia la forza di farla emergere, la verità.

2 commenti:

  1. L'articolo è molto interessante. Oggi sono qui a leggerlo perchè diventerà l'oggetto di una mia ricerca scolastica sull'ignavia ai tempi nostri, ma mi permetto di criticare il linguaggio utilizzato. Lo trovo un po' inappropriato..

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    1. Ciao, sono l'autrice del blog. Ti ringrazio dell'apprezzamento. Ma per quanto riguarda il linguaggio, non colgo l'inappropriatezza di cui parli: in altri miei post, tra cui quelli "programmatici" (quelli dell'inizio, per intenderci), sono molte le volte in cui esplicitamente parlo della mia volontà di servirmi di un linguaggio informale, colloquiale; tanto più che non si tratta di scrivere un saggio o un trattato, ma un blog che (spero) dovrebbe arrivare all'anima delle cose, scavalcando la forma come una...sovrastruttura.
      Saluti

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