mercoledì 13 marzo 2013

Habemus papam: chi è Jorge Mario Bergoglio

Alle 19.06 tutto il mondo ha assistito alla tanto attesa fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina. Dopo più di un'ora di attesa, ecco poi affacciarsi al balcone il nuovo pontefice, dopo l'annuncio in latino ad opera del Cardinal Vicario (ovvero colui che si occuperà di fatto della diocesi di Roma): si tratta dell'argentino di origini piemontesi Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires il 17 dicembre del 1936, che ha scelto per il suo mandato pontificale il nome - che è tutto un programma - di Francesco. Ma chi è il nuovo papa?

Si tratta di un gesuita, un appartenente all'ordine regolare fondato negli anni del Concilio di Trento, in piena Controriforma, da Ignazio di Loyola, e che ha avuto vicende alterne nel corso dei secoli, passando da momenti di grande espansione e di enorme potenza (anche economica) a veri e propri vuoti "esistenziali" (nel senso che l'ordine fu soppresso per molti anni, tra XVIII e XIX secolo, fino alla sua ricostituzione nel 1814 da parte di Pio VII, agli sgoccioli dell'età napoleonica). 
I gesuiti, o meglio i componenti della Compagnia di Gesù, si ispirano a Cristo e alla sua povertà, in ottemperanza agli insegnamenti impartiti nell'opera più importante di Ignazio di Loyola, gli Esercizi spirituali. In questo opuscolo, il gesuita trova sia elementi teorici, sia suggerimenti pratici per esercitare il proprio spirito, e per purificarlo, tramite la meditazione e la riflessione. Come già detto, importanti sono i riferimenti alla povertà evangelica: il nome Francesco scelto da Bergoglio è, a mio parere, sia un tributo alle sue origini gesuitiche, sia una risposta alla domanda di povertà della Chiesa espressa dai fedeli con sempre maggior forza e convinzione.
In America Latina, i gesuiti erano fortemente radicati fin dai tempi dei primi conquistadores: i gesuiti vi fondarono (soprattutto in Paraguay, ma anche in Cile e in Argentina) molte delle cosiddette reducciones, piccole cittadine in cui la popolazione autoctona veniva educata e 'civilizzata' secondo le regole del cristianesimo e secondo i metodi - a volte molto coercitivi - dei gesuiti stessi (con alcuni meriti, però, tra cui quello di insegnare tecniche moderne di coltura del terreno e quello di promuovere l'alfabetizzazione).
Insomma, in America Latina i gesuiti sono radicati da secoli (nonostante l'abolizione dell'ordine di cui abbiamo parlato e le varie espulsioni durante la sua attività).
Il nuovo papa è gesuita dal 1958: vi è entrato come novizio praticamente giovanissimo, a 22 anni. La sua carriera ecclesiastica è stata un crescendo a partire da quell'anno, fino all'elezione di oggi. Aveva già "rischiato" di diventare papa nel conclave 2005, quando il secondo papa più votato dal collegio dei cardinali, dopo Ratzinger, fu proprio lui.
Oggi è toccato finalmente a lui, il cui nome non è stato molto considerato nei discorsi sui "papabili" che si sono susseguiti nei giorni precedenti all'indizione del conclave. Si è presentato sul balcone, sorridente e - mi pare - un po' stordito, verisimilmente impaurito da quella folla oceanica che urlava il suo nome, stesa in piazza San Pietro. Si è presentato con un "Buonasera" che ha scatenato un grosso applauso, e ha dedicato le due più importanti preghiere del cattolicesimo al vescovo emerito Benedetto XVI. Dopo ha richiesto un attimo di silenzio alla gente radunata fuori dalla Basilica, affinché pregasse per lui. E ha impartito la benedizione Urbi et orbi; infine ha annunciato che domani, per lui, sarà giornata di preghiera e di meditazione, augurando infine la buona notte a tutti.
Impressioni? Molto meno ingessato del suo predecessore, e a mio parere più "caldo" (forse per le sue origini argentine, senza nulla togliere ai tedeschi!), dai modi affabili, paterni e umili che ricordano quelli degli amatissimi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Solenne e toccante il momento di preghiera per Benedetto XVI e il minuto di silenzio. L'impressione generale è positiva: a primo impatto mi piace molto più di Ratzinger. 
Ora  però occorre che questa prima impressione sia confermata da una serie di atteggiamenti, di riforme importanti all'interno della Chiesa, che vadano - a mio avviso - soprattutto all'insegna della trasparenza e della lotta all'oscurantismo
Non è infatti ammissibile che la Chiesa, in molti modi del suo operare, somigli più a un'organizzazione mafiosa che a un istituto di pace e verità.
E tuttavia qualche ombra è presente anche su questo personaggio...il libro del giornalista argentino Horacio Verbitsky, L'isola del silenzio, metterebbe in luce, con tanto di documenti, l'appoggio dato da Bergoglio alla dittatura argentina, che ha sulla coscienza quasi 10.000 morti, e ad associazioni di estrema destra....la buona impressione necessita dunque di assoluta conferma, altrimenti...guerra!

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