mercoledì 23 maggio 2012

Caccia ai cacciatori!

Oggi parleremo di un problema scottante, sulla scia della questione del rapporto uomo-animali inaugurato con i due post precedenti a questo: la caccia e il bracconaggio.
Prima di tutto un po' di etimologia di questi due termini, sempre utile a comprendere meglio i fenomeni che identificano: la radice della parola 'caccia' è la stessa del verbo latino capio, e, naturalmente, del suo frequentativo capto. Da qui deriverebbe una forma del latino volgare non attestata, *caciare (risalente alla forma captiare, dal latino capto, appunto), da cui a loro volta trarrebbero origine il moderno termine italiano caccia e il corrispondente francese chasse, per esempio. Capio significa 'prendere', ma anche, in senso militare, 'impadronirsi di': ecco dunque spiegato il significato della caccia. Si tratta di un appropriarsi di qualcosa su cui esercitare la propria volontà. Nel termine si nasconde dunque una sorta di egoismo e di prepotenza, che ben rappresenta la moderna attività che va sotto il nome di 'caccia'.
Se però nella preistoria l'uomo, per l'appunto primitivo, doveva cacciare per procurarsi cibo, animale tra animali, con l'evoluzione è sorta - grazie al cielo - l'agricoltura, che ha permesso all'uomo di sviluppare colture in grado di nutrirlo in modo più vario rispetto alla povertà alimentare dovuta alla semplice attività di raccolta di bacche, radici e funghi e, appunto, alla caccia. Lo sviluppo ulteriore ha fatto sì che l'uomo della storia raggiungesse livelli di civiltà così elevati da far giungere Pitagora e poi Ovidio, come già detto nel post precedente, al rifiuto consapevole e filosoficamente motivato della carne animale. Tuttavia la caccia non è mai sparita del tutto dalla vita dell'uomo: il raffinatissimo Federico II di Svevia scrisse un famoso trattato di falconeria, il De arte venandi cum avibus (Sull'arte di cacciare con i volatili) una modalità di caccia tipica delle abitudini hobbistiche dell'aristocrazia medievale, che marcava la propria superiorità proprio dedicandosi a questa attività esclusiva della loro classe. Quindi, nel Medioevo la caccia era uno strumento di affermazione sociale: il nobile realizzava e ostentava il suo status di 'nobile', appunto, proprio praticando la caccia servendosi dei rapaci.
Ma oggi? Perché esiste ancora la caccia nella società occidentale? Per una volontà di distinguersi socialmente? Perché ci manca il cibo? No. Abbiamo tutto: i supermercati traboccano di carne di tutti i tipi, e lo status symbol è ormai rappresentato dalle automobili, dai viaggi che si riescono a organizzare o dalla quantità di donne che uno riesce a portarsi a letto nel minor tempo possibile. Dunque, perché si continua a cacciare??
Beh, sinceramente facciamo fatica a spiegare il perché della persistenza di questa ormai barbara attività: possiamo però avanzare una ipotesi che ha però tutta l'aria di essere la dura realtà. E' il paradosso della noia che sta sotto tutto questo sistema: la volontà di divertirsi a ogni costo, anche con espedienti moralmente discutibili, porta molta gente a dedicarsi ad attività terribili, che portano morte e distruzione. Noi ci domandiamo questo: come è possibile che un uomo si diverta a uccidere degli animali innocenti, a vederli morire, sghignazzando soddisfatto come se avesse vinto e abbattuto un nemico crudele e totalmente negativo?? Se vi divertite tanto, cari cacciatori, a tenere un fucile in mano e a prendere la mira (perché NON VOGLIAMO credere che vi divertiate provocando morte e portando povere prede a casa, neanche foste degli eroi) ci sono i poligoni: sfogate la vostra assurda voglia di sparare in uno di questi posti attrezzati, dove non c'è danno se non per le sagome di cartone.
E poi il bracconaggio (dal francese braconner = cacciare di frodo, illegalmente) è, come indica la parola italiana, un prestito (non solo linguistico) dal francese, una pratica importata dall'estero, che a nostro avviso meriterebbe una condanna senza appello da parte di tutta la società civile (almeno di quella veramente civile):  molto spesso, infatti, si tratta di persone che non hanno nemmeno il porto d'armi, e che quindi uccidono in modo del tutto illegale e criminale. Come i cacciatori uccidono, ma con l'aggravante che spesso sparano senza saperlo fare.
Tutti dovremmo prendere coscienza dell'assurdità maligna della caccia. Tutti dovremmo combattere contro questa vergognosa mentalità del 'fucile'. Tutti dovremmo educare i bambini fin da piccoli al rifiuto di simili ingiustizie. Insegnamo ai nostri figli che il divertimento dell'uomo (bah?) non vale MAI la vita di creature innocenti e indifese. Gli animali, tutti gli animali, anche quelli più feroci, di fronte al fucile e alla polvere da sparo sono paragonabili a un neonato: i peggiori artigli sono quelli artificiali dell'uomo che non ha rispetto per la vita altrui, che sia uomo o animale.
Sicuramente ha un grande fondo di verità il detto diffusissimo che dice: 'chi non ama gli animali non ama neanche gli uomini'. Quindi impariamo prima ad amare - e a far amare - gli animali, la vita in ogni sua forma, e avremo almeno un mondo sicuramente migliore di quello d'oggi!

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